Stampa 3D: quali prospettive per il futuro?

La tecnologia e il futuro

La cosa più affascinante del futuro è che nessuno è in grado di predirlo in modo certo, ma allo stesso tempo tutti possiamo farci un’idea di quello che potrebbe essere. Dalla rivoluzione industriale in avanti, però, questo esercizio è diventato ancora più difficile, perché le cose oggi cambiano in modo molto più rapido e imprevedibile.

Come più volte ribadito da Raymond Kurzweil, inventore, informatico e saggista americano, l’evoluzione della tecnologia segue un processo esponenziale, non lineare (The Law of Accelerating Returns), cosicché ogni singolo progresso innesca cambiamenti molto più rapidi e di maggiore impatto rispetto a quelli che erano stati necessari per compiere lo step precedente.

La storia della stampa rappresenta un ottimo esempio, per illustrare questa teoria. Dall’industrializzazione del suo processo, iniziata a metà del 1400, con l’invenzione del procedimento basato sui caratteri mobili di Johannes Gutenberg, ci sono voluti secoli per vedere vere e importanti innovazioni. Ma nell’arco di pochi decenni si è passati dalla sola stampa tipografica alle laser negli uffici e nelle case.

La Stampa 3D

La stampa 3D come la conosciamo oggi è una tecnologia che viene da un passato relativamente prossimo, ma che sta subendo un’incredibile accelerazione, negli ultimi anni. La rete internet, lo studio e l’applicazione di nuovi materiali, oltre alla diffusione di una nuova consapevolezza e di un nuovo modo di concepire il lavoro, la società e la produzione, stanno lanciando questa tecnologia verso un futuro che oggi appare estremamente promettente, ma molto difficile da prevedere.

La sola cosa che possiamo fare, ad oggi, è prendere atto di quante tipologie di oggetti si possano realizzare, con queste macchine e dei rapidissimi progressi che stanno coinvolgendo i materiali di stampa, vero limite dello stato dell’arte di questa tecnologia.

Partendo da questa presa di coscienza, tuttavia, è opportuno riflettere su cosa questo potrà significare. La stampa 3D, insieme ad altre poche ma dirompenti tecnologie, avranno probabilmente un impatto molto elevato sulla vita delle persone, che sempre più potranno rendersi indipendenti dalla produzione industriale o cambiarne i paradigmi.

Ad oggi appare piuttosto improbabile che le stampanti 3D possano cambiare radicalmente le nostre esigenze e abitudini di consumo, oltre che il nostro rapporto con l’industria, ma basta fermarsi a riflettere su quanto siamo cambiati negli ultimi dieci anni, per scorgere scenari stimolanti.

Gli ingredienti di questi scenari sono la rete, la crisi del modello consumistico, la propensione degli individui alla creatività e alla sperimentazione. Sta cambiando la società, sta cambiando il mondo del lavoro, il modello di produzione e distribuzione è ormai in crisi da anni. Fabbriche che delocalizzano o chiudono, negozi che abbassano le saracinesche, mestieri e competenze che scompaiono.

Il modello dell’usa e getta ha fallito, perché non è minimamente sostenibile e, soprattutto, perché ha distrutto la filiera che per molto tempo aveva tenuto insieme il sistema, garantendo lavoro e guadagni distribuiti. Ridurre il ciclo di vita dei prodotti non ha sufficientemente aumentato la frequenza di sostituzione e di acquisto, ma ha semplicemente reso inutili alcune professionalità, generando una crisi senza soluzione.

La stampa 3D, come molte altre tecnologie del presente e del futuro, non cambierà il mondo da sola, ma permetterà alle persone di guardarlo con occhi diversi, recuperando indipendenza e capacità di produrre in proprio un numero molto elevato di oggetti.

Il concetto di produzione in serie sarà completamente rivoluzionato. Oggi abbiamo fabbriche in fallimento per sovraproduzione, reti di vendita che non riescono a piazzare i prodotti, negozi che chiudono perché pieni di merce invenduta e superata, perché fuori moda o tecnologicamente arretrata. I cicli di produzione sono talmente veloci che il mercato non riesce ad assorbirli.

Un sistema di questo genere non ha vita lunga. Miliardi di persone non bastano, con i loro acquisti compulsivi, a tenerlo in piedi. Le nuove tecnologie e la rete, collante e ambiente comune ad esse, alle persone e alle macchine, potrebbero permetterci di superare questo stallo, dando vita ad un nuovo modello.

Quali prospettive?

Un modello rivoluzionario, basato sulla condivisione, sull’autoproduzione, sul riciclo delle materie prime (sempre meno per numero e impatto ambientale, ma sempre più performanti), sulla riconsiderazione del ruolo e del valore degli oggetti, non più concepiti come status symbol, ma come meri accessori, in grado di migliorare la qualità della vita, non quella delle persone soltanto perché li posseggono.

Con le stampanti 3D del futuro potremmo essere in grado di stamparci in casa (o in appositi centri stampa o macchine presenti in luoghi pubblici) tutto quello che ci serve, dalle scarpe ai pezzi di ricambio per qualsiasi macchina o attrezzatura, dalle suppellettili ai complementi di arredo (o addirittura agli arredi stessi). Forse potremo stamparci anche dei vestiti, scaricandoli da servizi come thingiverse.com, dove potremo anche condividere le nostre creazioni.

Need shoes for a night out…. #3Dprint these!! http://t.co/qQTkjBaIWh #3DPrinting #3Dprinter pic.twitter.com/Pn6DEXGyLX — 3dfilemarket (@3dfilemarket) 24 Ottobre 2014

Sarà la fine delle industrie come le conosciamo? Troppo presto per dirlo con certezza, ma di sicuro le nuove tecnologie cambieranno completamente il rapporto che abbiamo con loro e con gli oggetti, che non ci saranno più imposti dalle aziende e dalla distribuzione, ma saranno parte di un nuovo processo di elaborazione della realtà, delle nostre necessità e dei nostri desideri.

Essi non saranno più “prezzi in tre dimensioni”, destinati a soddisfare differenti classi sociali di consumatori, ma aggregazioni di materia destinata a cambiare forma e finalità infinite volte, in funzione delle esigenze e delle mode del momento e in piena libertà, dando vita ad un mondo completamente nuovo, in cui non c’è spazio per gli sprechi e per gli scarti, che diventano ingombranti e inquinanti rifiuti.

Basta fare un giro in rete per intuire quale potrebbe essere il futuro di questa tecnologia e le opportunità che essa potrebbe abilitare. Ecco alcuni link interessanti, al riguardo: